Un possesso palla quasi totale: è quello che ha sciorinato il Napoli nella partita del Barbera. Gli azzurri, al cospetto del Palermo, hanno completato la bellezza di 781 passaggi. I palloni giocati nell’area rosanero ammontano a 71, per un totale di 18 tiri con ben 8 occasioni da rete create. In due parole: dominio totale. A dispetto dell’1-0 finale, che sembra un risultato alquanto striminzito rispetto alla mole di gioco espressa.
E POI C’É LUI – Jorge Luiz Frello, in arte Jorginho e che ora può essere tranquillamente chiamato il pilota. É stato lui il protagonista assoluto della partita di domenica sera. Pensate un po’: ha giocato la bellezza di 166 palloni, con 138 passaggi riusciti e 42 giocate utili. Fine cucitore del gioco e diga davanti alla difesa con ben 17 palloni recuperati. Insomma, un giocatore completamente diverso rispetto a quello che per un anno e mezzo ha fatto fatica nel centrocampo a due di Benitez. L’aspetto tattico certo, ma anche quello psicologico. Perché se è palese la crescita tecnico-tattica del giocatore, grazie ad un insegnante di calcio come Sarri, quello che più meraviglia è la trasformazione dal punto di vista psicologico, che è poi una diretta conseguenza della prima: Jorginho ora ha acquisito quella consapevolezza, che prima gli mancava, di essere un grande centrocampista. Un mediano universale, che per caratteristiche potrebbe giocare – e ben figurare – in qualsiasi squadra del pianeta.
ORA LA NAZIONALE – Già, ma quale? Brasile o Italia? Il giocatore in passato ha fatto sapere di gradire l’azzurro, essendo venuto nel nostro Paese quando era molto giovane, ed essendo cresciuto come uomo e come calciatore proprio qui. E allora Conte farà bene a farsi due calcoli, perché non chiamare uno come Jorginho avrebbe avuto senso al cospetto del miglior Pirlo; ma con l’ex Juve ormai a New York, e con Verratti attualmente infortunato, non convocare il centrocampista italo-brasiliano del Napoli sarebbe davvero un delitto.