Inseguire un sogno, si sa, comporta spesso dei sacrifici. Soprattutto quando non si hanno i mezzi – o non si vogliono metterli in gioco – per provare ad arrivare dove molti non riescono. Prendete il caso del Napoli: gli azzurri si sono resi protagonisti di una stagione da urlo finora, ma che per qualche risultato negativo rischia di essere inficiata sotto tutti i punti di vista. Avevamo detto che febbraio sarebbe stato il mese decisivo: finora è arrivata solo una vittoria – striminzita – contro il Carpi. Poi le sconfitte con Juve e Villarreal, prima del pareggio interno con il Milan. Insomma, al di là dei giudizi sulle prestazioni che, per certi versi, restano buone, è innegabile che il Napoli stia vivendo un periodo di flessione. Che coincide, purtroppo, con il momento cruciale della stagione.
E così, da più parti, nell’ambiente partenopeo sta montando un’idea: forse sarebbe meglio uscire dall’Europa League per concentrare tutte le forze sul campionato. Una provocazione, certo. Forse nemmeno tanto campata in aria: il Napoli non ha una rosa adeguata per arrivare fino in fondo alle due competizioni. Va bene il livello del gioco che, anche quando riposano alcuni titolari, resta più o meno lo stesso, ma è sotto gli occhi di tutti come il rendimento degli azzurri cali quando ci sono partite ravvicinate e Sarri è costretto ad applicare il turnover. Basta pensare ad Hamsik: dovesse scendere in campo sia giovedì che lunedì a Firenze – e data l’importanza delle due partite appare più che probabile – il capitano arriverebbe a giocare 6 partite in un mese, senza mai rifiatare. E la citazione non è casuale: in rosa non c’è un giocatore in grado di sostituire adeguatamente lo slovacco.
É stata una scelta della società, che a gennaio aveva la possibilità di rinforzare nella maniera giusta una squadra lanciata a mille, e che invece ha optato per il giovanissimo Grassi – il cui contributo, in questa stagione, sarà minimo – invece che puntare su un centrocampista in grado di dare subito il giusto apporto in campo. Sono scelte, queste, sindacabili fino a un certo punto. Perché poi sarà il campo a dare il giudizio supremo, come sempre. A condannare o, ci auguriamo, a premiare il Napoli.