Ha fiutato il sangue. Come fanno gli animali: Manolo Gabbiadini ha capito che ieri era la sua occasione, e che lasciarsela scappare sarebbe stato da folli. É sceso in campo con la giusta determinazione, convinto delle proprie potenzialità e voglioso di far bene, nonostante il non facile fardello di non far rimpiangere Higuain.
Ci è riuscito Gabbiadini, ha sfogato in campo la sua rabbia repressa da mesi di panchina, momenti in cui ha fatto a se stesso anche una legittima domanda: ma è giusto rimanere a Napoli? Inutile girarci intorno: quando hai 24 anni il desiderio principale è quello di giocare, di farlo con continuità, anche se non da titolare. Quella di Gabbiadini è l’età del dentro o fuori, un momento decisivo nella carriera di un calciatore: perdere tempo è un’ipotesi che non va neppure contemplata. Talvolta però, mordere il freno può significare a sua volta una crescita: per l’attaccante bergamasco è giusto parlare così di questa stagione. Anche considerando l’infortunio fastidioso che lo ha colpito in Nazionale e che non gli ha concesso di aumentare il suo minutaggio con il Napoli: avrebbe giocato di più, soprattutto in Europa League.
Il gol segnato ieri è il settimo in questa stagione, in cui Gabbiadini ha disputato soltanto 813 minuti. E la media è assolutamente ottima: una rete ogni 116 minuti. Paradosso tutto nostrano: è l’attaccante italiano che ha fatto meglio. E non gioca quasi mai. Ora lo farà, almeno contro Inter e Bologna (in attesa di sapere se Higuain sarà disponibile con la Roma), e saranno altre due occasioni per mettersi in luce, sia per il presente che per il futuro immediato: con la penuria d’attaccanti che c’è in giro, il Ct Antonio Conte potrebbe alla fine decidere di portare anche Gabbiadini agli Europei in Francia. In fondo, i numeri dicono che è lui il miglior attaccante italiano.