JANKULOVSKI NAPOLI – “Per quanto tu possa essere razionale, ci sarà sempre una favola alla quale finirai per credere”. Il calcio è una di queste. A Napoli, ancor di più. Perché a Napoli il calcio travalica spesso il confine della logica, arrivando a raccontarci storie bellissime, non per forza con il lieto fine. In questa rubrica del lunedì proveremo a ripercorrere i momenti topici del calcio partenopeo, andando a sbirciare dietro le quinte del palcoscenico verde per comprendere a fondo la magia di questo sport tanto amato. Per far capire cosa è il Napoli, cosa rappresenta per milioni di tifosi che di generazione in generazione lo venerano. Con la speranza di tramandare le sue storie, affinché non se ne perdano mai le tracce. Buona lettura.
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Può essere definito l’antesignano di Marek Hamsik. Perché, in fondo, provengono dalla stessa terra: quella ex Cecoslovacchia che di tanto in tanto sforna grandi campioni, e che, nella storia del calcio, ha sempre avuto un ruolo molto romantico. Stiamo parlando di Marek Jankulovski, calciatore della Repubblica Ceca che Zdenek Zeman volle a Napoli nell’estate del 2000. Il boemo poteva essere criticabile per il suo modo di intendere il calcio, ma una cosa è certa: sapeva vedere lontano anni luce se un giovane calciatore aveva le potenzialità per diventare un campione.
Jankulovski Napoli, una storia d’amore durata troppo poco
Jankulovski lo era. Nato ad Ostrava il 9 maggio 1977, si formò come giocatore nella squadra della sua città: dopo 110 partite giocate con la maglia del Banik, lo nota il Napoli, che lo porta a Soccavo nell’estate successiva al ritorno in Serie A. Nonostante l’esonero di Zeman, suo mentore, dopo appena sei partite, il calciatore piano piano riesce ad appropriarsi di una maglia da titolare anche con Emiliano Mondonico in panchina. Segna qualche gol importante, alcuni di pregevole fattura, che però non servono al Napoli per evitare una nuova retrocessione in Serie B. Così l’anno successivo bisogna ripartire: Ferlaino e Corbelli affidano la squadra a Gigi De Canio, che fa di Jankulovski il titolare inamovibile della fascia sinistra.
I problemi societari impongono poi una scelta dolorosa: il Napoli, nel mercato invernale, vende l’esterno all’Udinese, che però lo lascia in azzurro fino a fine stagione. Da gran professionista, Jankulovski dà il meglio di sé proprio in quello scorcio finale di campionato, ma anche questa volta non è sufficiente: la squadra di De Canio non riesce a conquistare la promozione in Serie A. Ma quei due anni in azzurro sono stati fondamentali per il giocatore della Repubblica Ceca: lo hanno aiutato a capire il calcio italiano, un trampolino di lancio molto importante per lui.

All’Udinese si mette in mostra per quello che è: un esterno di fascia inesauribile, con buona propensione offensiva e uno spiccato senso del gol. Gli allenatori lo apprezzano molto proprio per il suo innato spirito di sacrificio. Ad Udine si consacra grazie a Luciano Spalletti: con i bianconeri friulani raggiunge la Champions League segnando ben 17 gol in tre stagioni, in cui accumula 100 presenze. Le sue qualità e le sue caratteristiche non lasciano indifferenti i top club.
E all’epoca il Milan, in quanto a top club, era davvero il massimo cui un calciatore potesse aspirare. I rossoneri comprano Jankulovski nell’estate del 2005 e per il giocatore è un sogno potersi allenare e giocare con mostri sacri del calcio come Cafù, Nesta, Maldini, Stam, Shevchenko, Pirlo, Inzaghi, solo per fare qualche nome.
In rossonero vince la Champions League nel 2007 (in rivincita contro il Liverpool), la Supercoppa Europea nel 2008 contro il Siviglia e il Mondiale per Club in finale contro il Boca Juniors. Nel 2010-2011, ultimo anno in Italia riesce a vincere anche lo Scudetto. Prima di accorgersi che il suo fisico non regge più i ritmi stressanti del grande calcio, e allora decide di andare a concludere la carriera lì dove era iniziata: al Banik Ostrava.