Koulibaly rompe gli schemi: “Razzismo in Italia e Napoli violenta, vi dico la mia”

Molto spesso le interviste dei calciatori sono talmente banali che sembrano appartenere ad un copione letto di volta in volta. Sempre più difficile vedere un calciatore esprimere concetti profondi, uscire fuori dal coro, dire veramente ciò che pensa.

Ci ha provato Kalidou Koulibaly: le sue parole, rilasciate in una bella chiacchierata alla Gazzetta dello Sport, sembrano quasi voler infrangere certi stereotipi, ai quali troppo spesso si fa riferimento nel mondo del calcio. Anche perché, i temi affrontati, meritano un certo impegno: il difensore senegalese ci ha provato, mostrando la sua forza esattamente come fa in campo.

RAZZISMO IN ITALIA, LA RICETTA DI KALIDOU

Argomenti spinosi dunque: “L’Italia ha questa immagine razzista da quando io ero piccolo, ma qualche passo avanti è stato fatto. Ci sono ancora degli stupidi che fanno pensare che il calcio e in generale il Paese siano così. Ma, in realtà, a Napoli di tutto questo non avverto nulla. In giro per l’Italia sento i soliti cori discriminatori, ma si tratta sempre di una piccola frangia di scalmanati, che andrebbe ignorata. Personalmente, sono stato preso di mira soltanto da pochi tifosi laziali in un Lazio-Napoli di un paio di anni fa. Dopo la rabbia di quei momenti mi sono rasserenato, non ne ho più sentiti. L’Italia è un bel Paese e io qui sto bene: ho mandato mio figlio alla scuola italiana perché deve conoscere la cultura italiana. L’insieme delle culture può essere la soluzione”. 

“L’insieme delle culture può essere la soluzione”, questa frase mi ha colpito tanto, soprattutto perché espressa da chi, per il lavoro che fa e per quello che guadagna, potrebbe girare facilmente lo sguardo altrove. E invece no: Koulibaly ha deciso di far frequentare la scuola italiana al suo bambino, proprio perché crede nel melting pot delle culture, nell’incrocio delle diverse storie che un gruppo di esseri umani può portare nel suo bagaglio di vita. Con il fine ultimo (dovrebbe essere scontato, ma purtroppo non lo è) di capire che nel mondo non esistono diversità tra uomini, di alcun tipo.

NAPOLI, LE BABY GANG ED ALTRI PROBLEMI

Altro giro, altra corsa. Si parla di Napoli, questa volta, e la premessa di Koulibaly è doverosa: “Non posso dare un giudizio completo, sono a Napoli solo da tre anni e mezzo e non conosco bene le dinamiche della città”. Questa frase andrebbe ripetuta come un mantra a chi quotidianamente si affanna a gettare fango sulla nostra martoriata città, criticando per il sol gusto di farlo e senza cercare motivazioni dei e soluzioni ai problemi.

È probabile che le difficoltà economiche e la prospettiva di non avere un futuro possano spingere i più deboli a lasciarsi andare. È una mia idea perché, ripeto, non sono molto addentro nel sociale. Mi auguro che si ravvedano. Io sono cresciuto in un quartiere difficile, dovevi soffrire per avere qualcosa. Ringrazio mio padre per quello che ha fatto per me, ho trovato nello studio la soluzione ai problemi. Se non avessi fatto il calciatore sarei stato un assicuratore”.  

In pochi concetti, espressi con poche e robuste parole, Koulibaly cerca di dare una chiave di lettura esauriente: i due cardini sui quali basare il futuro di un ragazzo in un posto difficile come Napoli, sono lo studio e l‘educazione. Una ricetta semplice semplice. Perché in fondo, come dice una celebre citazione, “Un popolo che non sa né leggere né scrivere, è un popolo facile da ingannare”.

Vincenzo Balzano

Twitter: @VinBalzano

 

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