LA STORIA SIAMO NOI/ Giorgio Ascarelli, il ritratto di un visionario

“Per quanto tu possa essere razionale, ci sarà sempre una favola alla quale finirai per credere”. Il calcio è una di queste. A Napoli, ancor di più. Perché a Napoli il calcio travalica spesso il confine della logica, arrivando a raccontarci storie bellissime, non per forza con il lieto fine. In questa rubrica del lunedì proveremo a ripercorrere i momenti topici del calcio partenopeo, andando a sbirciare dietro le quinte del palcoscenico verde per comprendere a fondo la magia di questo sport tanto amato. Per far capire cosa è il Napoli, cosa rappresenta per milioni di tifosi che di generazione in generazione lo venerano. Con la speranza di tramandare le sue storie, affinché non se ne perdano mai le tracce. Buona lettura.

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L’occasione per tramandare questo ricordo ci è data, purtroppo, da un bruttissimo episodio di cronaca avvenuto qualche giorno fa. La tomba di Giorgio Ascarelli, fondatore e primo presidente del Napoli, è stata vandalizzata brutalmente: un gesto che non fa onore a chi lo ha compiuto, e che sfregia la memoria di uno dei personaggi più influenti, diciamo forse il più influente, nella storia napoletana (non solo calcistica) di inizio ‘900.

Conoscere la nostra storia è il presupposto fondamentale per capire chi siamo, da dove veniamo, e quale è il motivo della nostra esistenza. In un periodo in cui viene duramente contestato – giustamente o ingiustamente, non è questo il luogo adatto per stabilirlo – Aurelio De Laurentiis, siamo andati a scavare, nella memoria calcistica partenopea, la storia di Giorgio Ascarelli. Tanti ragazzi che oggi si definiscono tifosi del Napoli forse lo avranno sentito soltanto nominare, o addirittura non conosceranno nemmeno il suo nome. Ma, dal punto di vista imprenditoriale, Ascarelli non è stato solo il fondatore del Napoli inteso come quello che conosciamo oggi: ha significato molto di più.

Nacque a Napoli il 18 maggio 1894, da una famiglia di origine ebraica molto facoltosa: il papà, Salomone Pacifico Ascarelli, fu vice sindaco di Napoli ed era titolare di una grande industria tessile. Giorgio carpì sin da piccolo i segreti del mestiere, sviluppando già in adolescenza un’ottima capacità imprenditoriale. Si trovò così ad amministrare l’azienda di famiglia che aveva un fatturato considerevole, che lui a sua volta riuscì ad incrementare grazie ad un’intelligenza in campo industriale fuori dal comune: la sua Manifattura di Villadosia assunse carattere nazionale, estendendo la propria attività fino in Lombardia. 

Ma Giorgio Ascarelli era molto di più di un semplice imprenditore, per quanto di successo. Era un illuminato: amava l’arte e in particolare la pittura, campo nel quale era diventato autodidatta producendo numerosi dipinti. E poi c’era lo sport. Il calcio, in particolare: quello che gli inglesi, all’inizio del secolo, avevano fatto conoscere all’Italia con risultati strabilianti sin da subito. Ascarelli era il presidente del Football Club Internazionale Naples, che aveva riunito sotto la sua egida altre due squadre napoletane: il Naples Football Club e l’Unione Sportiva Internazionale Napoli. Il giorno 1 agosto 1926 realizzò un’idea che aveva da tempo in mente: riunire tutti i club calcistici cittadini sotto un’unica bandiera. Fu così che nacque l’Associazione Calcio Napoli, che nel corso degli anni ha poi trasformato la sua denominazione in SSC Napoli.

Sforzi economici immensi e idee illuminanti ebbero la logica conseguenza di far diventare subito competitivo, a livello nazionale, il club appena creato. Non solo: Ascarelli, con le sue ottime doti politiche, riuscì a convincere la FIGC ad allargare a 18 partecipanti, anziché 16, il primo campionato a girone unico, che si giocò nella stagione 1928-’29.

E nel 1930 fece un grande regalo al Napoli e ai napoletani: nel giro di un anno terminò la costruzione di un nuovo campo sportivo, di proprietà del club, che si trovava al Rione Luzzatti. Lo stadio Vesuvio fu inaugurato il 23 febbraio 1930, ma 17 giorni più tardi Ascarelli morì a causa di una peritonite fulminante: il nuovo impianto assunse, a furor di popolo, proprio il nome Ascarelli. Durò poco, purtroppo: fu distrutto dai bombardamenti degli alleati durante la seconda guerra mondiale. Il nome di questo grande personaggio napoletano, comunque, continua a vivere nella nostra città: proprio la zona dove un tempo era edificato lo stadio, viene identificata col nome di Rione Ascarelli.

 

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