L’invidia degli dei

Nell’episodio di Feretime, autrice di un’inumana carneficina, lo storico greco Erodoto racconta che la donna muore a causa di una terribile malattia, “perché le vendette umane troppo violente sono odiose agli occhi degli dei”. È il primo passo di sempre della letteratura greca in cui si trova il concetto di invidia degli dei. I greci, infatti, temevano che avere una vita troppo felice potesse suscitare la gelosia di Zeus e dei suoi compari. Un concetto che verrà utilizzato più volte nel corso della storia ellenica, fino a coniare il termine “φθόνος των θεών”, letteralmente l’invidia degli dei.

L’altra sera, quando dopo trenta minuti di gioco si è fatto male Ghoulam, ci abbiamo pensato un po’ tutti. “Troppo bello per essere vero, troppo bello per durare a lungo”. Perché in quei primi trenta minuti il Manchester City se l’era letteralmente fatta addosso; perché il portiere brasiliano Ederson, a causa del pressing asfissiante degli azzurri, aveva sbagliato ben 4 rinvii consecutivi. Aguero non aveva toccato palla, Sane, De Bruyne e Sterling assistevano impotenti a uno spettacolo in cui si consideravano ospiti non all’altezza. Poi quel maledetto ginocchio che fa crak, a materializzare proprio lei, la vendetta degli dei che evidentemente erano gelosi di tanta bellezza.

Non crediamo di dire eresie, e siamo pronti a chiedere scusa se qualcuno si sentirà offeso. Ma mai abbiamo visto trenta minuti di calcio così gioioso, così esteticamente perfetto e concreto. La sublimazione, ad altissimo livello, di tutte le idee di Sarri. L’infortunio di Ghoulam, che infiniti addusse lutti agli azzurri (giusto per restare in tema), ha spento quella luce solo ravvivata al momento del pareggio di Jorginho. Cosa rimane allora di quella serata? Una strada tracciata forse, meglio dire un’idea. Semplice nel concetto, complicatissima da attuare: per lasciare un segno concreto nella storia del calcio, il Napoli ora ha un nemico in più. Quella sfortuna che, in un mese e mezzo, ha fatto sì che saltassero due legamenti crociati.

Vincenzo Balzano

 

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