“Mary, mi fai gli spaghetti aglio, olio e peperoncino?”: Diego e il Napoli degli scudetti, quando a trionfare fu anche la cucina napoletana

Ci sono storie che è giusto tramandare, affinché non se ne perda la memoria. Perché il loro racconto può servire anche alle generazioni future, per far capire loro l’importanza di qualcosa, di qualsiasi cosa. Questa è la storia di un’amicizia nata tantissimi anni fa ormai, e che continua ancora oggi, tra due famiglie che a Napoli qualche pagina importante di sport l’hanno scritta: Bruscolotti e Maradona.

Quello che succedeva in campo, all’epoca, è noto a tutto. Un po’ meno conosciuti sono invece gli aneddoti nascosti, quelli che poi servono realmente a capire l’importanza dell’amicizia in uno spogliatoio fatto comunque di tantissimi campioni, che in altri casi forse avrebbero fatto le prime donne, anteponendo il loro interesse personale a quello della squadra; e che a Napoli, invece, si unirono tutti sotto la stessa bandiera. Un ruolo fondamentale, in quegli anni, lo giocò una donna: Mary Bruscolotti, moglie di Beppe e ottima cuoca. Il che, in questa storia, avrà un ruolo fondamentale. Qualche anno fa, intervistata sull’argomento, raccontò come funzionava con Maradona: “Un giorno vidi una pelliccia in vetrina, mi feci scappare davanti a Diego che era bellissima, lui me la fece trovare a casa il giorno dopo”. Questo per far capire che tipo di persona era il Pibe de Oro. Che a sua volta, però, veniva trattato veramente con i guanti, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto culinario: “Lo coccolavo col cibo, in qualsiasi momento. Una sera venne da noi, stavamo facendo i lavori a casa, non avevo nulla in cucina, gli preparai gli spaghetti aglio, olio e peperoncino. Da quel momento voleva solo quelli, anche quando andava a mangiare alla “Sagrestia”. Usciva e mi diceva: Mary me li fai due spaghetti come sai fare tu, adesso”. Da quel momento la voce si espanse a macchia d’olio, e le cene a casa Bruscolotti diventarono un appuntamento fisso. Un modo come un altro, per gli azzurri dell’epoca, di stringersi ancora di più, di conoscersi anche al di fuori del campo, di mettere in contatto le loro famiglie.

Solitamente la cena era fissata per il mercoledì sera. Ad un orario consono ovviamente: non troppo tardi perché poi il sergente di ferro, Ottavio Bianchi, se ne accorgeva la mattina dopo a Soccavo. La portata principale era pasta e patate, cucinate alla napoletana, vale a dire “azzeccata”, per nulla brodosa. Era diventata un must tra i calciatori azzurri. Chi è bene addentro alle cose del calcio racconta che quella storia varcò addirittura i confini della regione, che qualche ex azzurro – successivamente – sia tornato apposta per assaggiare ancora i manicaretti della signora Bruscolotti. E quegli appuntamenti, a base di cibo e tante risate, furono uno dei segreti che consentirono al Napoli di vincere il primo scudetto della sua storia. Grazie anche a Mary Bruscolotti, che ancora oggi va giustamente fiera di questa storia, che classifica comunque sotto la voce “normalità”. E che soddisfazione quando arrivò quella richiesta prima del Mondiale in Messico: “Diego era in ritiro con l’Argentina, Carmando lo avrebbe raggiunto qualche giorno dopo. Mi chiamò, mi chiese di fargli recapitare attraverso il massaggiatore una boccetta di olio e peperoncino per cucinare gli spaghetti che gli facevo io…”. Questo era Maradona, questo è il calcio: una storia infinitamente bella.

 

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