Il calcio è un gioco. Troppo spesso ce ne dimentichiamo, cercando di fargli indossare un velo scientifico che non sempre gli si addice. E in quanto gioco, il suo abito migliore è spesso la semplicità. Soprattutto quando, in un momento di cambiamento quale quello che sta attraversando il Napoli, bisogna giocare senza troppi fronzoli, badando soprattutto alla concretezza. Questo ragionamento, nella storia del calcio, ha spesso condotto gli allenatori a schierare le proprie squadre con il più semplice e lineare dei moduli: il 4-4-2. Esattamente quello che ha fatto Ancelotti sabato, contro la Fiorentina.
Il periodo di transizione dal 4-3-3 al 4-2-3-1 ha conosciuto dunque un altro step. Niente di irreversibile, per carità: ovemai se ne presentasse la necessità, il modulo di sarriana memoria potrebbe essere sempre rispolverato. Intanto però, il 4-4-2 ha portato i primi suoi frutti. E per capire bene come Ancelotti sta cambiando pelle al Napoli, basta guardare con occhio attento ed analitico il grafico in basso, che rappresenta le posizioni medie degli azzurri durante il match.
Salta subito all’occhio quella dei terzini. Sono entrambi alti, sulla linea di centrocampo; ma i loro compiti sono diversi. Mario Rui spinge molto, arrivando spesso sulla trequarti e persino sul fondo, cercando sistematicamente il cross o il passaggio per gli attaccanti. Può farlo perché davanti a lui agisce Zielinski, che sulla carta sarebbe l’esterno di centrocampo, ma che in realtà agisce da interno avanzato a sostegno delle punte. Dall’altro lato invece, la catena di destra vede Hysaj e Callejon giocare volto vicini: l’albanese non spinge quanto Mario Rui dall’altro lato, mentre lo spagnolo è l’ago equilibratore della squadra, abbassandosi ed alzandosi a seconda di quello che le circostanze richiedono.
I due centrocampisti centrali, Hamsik e Allan, si dividono invece i compiti di impostazione e quelli difensivi: non a caso lo slovacco è stato il calciatore che ha corso di più contro la Fiorentina. Segno di una dinamicità che gli ha concesso di toccare numerosi palloni e di districarsi molto bene anche in fase di non possesso.
E poi c’è l’attacco. Dove la mossa di Ancelotti è stata quella di “liberare” Insigne dalla fascia sinistra, togliendogli quindi i compiti difensivi, e lasciandolo libero di giostrare su tutto il fronte dell’attacco. La risposta è stata la miglior partita giocata da Lorenzo in questo primo scorcio di stagione, compreso il gol che ha consentito al Napoli di mettere a referto tre punti fondamentali.
Non mancano di certo le note negative. Spesso le distanze tra i reparti erano troppo grandi, con la squadra che si allungava e faceva fatica a costruire gioco. Mertens ha denotato una condizione fisica ancora lontana dall’essere al top, ma per raggiungerlo ha bisogno di giocare e Ancelotti gli ha concesso di farlo nella partita che ha ritenuto più semplice tra le due ravvicinate con la Fiorentina e la Stella Rossa.
Continua poi il discorso relativo al turnover. Sabato è toccato a Karnezis e Maksimovic: entrambi si sono disimpegnati molto bene. Il tecnico azzurro andrà avanti così, dando spazio a tutti i calciatori della rosa. Senza fare nessuna rivoluzione da partita a partita, semplicemente cambiando un paio di elementi per volta, in modo da far sentire tutti protagonisti. Nelle grandi squadre, il copione che si attua è proprio questo.
Vincenzo Balzano