Torino-Napoli, andata e ritorno. Millequattrocento chilometri in tre giorni per amore di una maglia. Sì, perché le passioni, le passioni autentiche, non possono essere scalfite dal tempo, dalla lontananza. Pietro Mitrione, capostazione in pensione e presidente del Napoli Club Cuore Azzurro Cambiano-Torino, lasciò la sua Portici per trasferirsi in Piemonte nell’ormai lontano 1978. Quasi quarant’anni dopo, il suo legame con la squadra e con la città si è addirittura rafforzato.
“Non chiedetemi che cosa spinge un vecchio e malandato cuore come il mio a prendere freddo, a stancarsi come un asino da soma, a spendere soldi per una partita di pallone” ha scritto su Facebook dopo aver postato uno scatto dall’arena di Fuorigrotta in compagnia di amici-tifosi, prima del fischio d’inizio di Napoli-Juve. “Forse è per l’amore per la mia città e per i suoi colori, forse è per rivedere ogni tanto vecchi amici e per trovarne di nuovi, forse è per rivivere vecchi ricordi e vecchie passioni, forse è per la nostra storia, l’identità, la cultura millenaria. Forse è per tutto questo, anzi ne sono sicuro” , ha chiosato.
Nelle sue parole sono racchiusi i sentimenti e le emozioni di chi è costretto a vivere lontano dalla sua terra, dalle sue origini. Il club, che conta tantissimi iscritti provenienti da tutta la regione, è riuscito a colorare d’azzurro Cambiano, paese alle porte di Torino dove ha sede la Pininfarina. Nel corso degli anni – sono trascorsi due lustri dalla fondazione del club che sorge (ironia del destino) nei locali in passato utilizzati dalla Lega Nord – i tifosi partenopei di stanza a pochi passi dalla Mole hanno dovuto sopportare qualche bravata di troppo (striscioni divelti, vetri infranti, scritte offensive sui muri), senza mai perdersi d’animo. Anzi, portando sempre in alto il nome della città del Golfo. “Il nostro tifo si basa su tre principi: no alla droga, no alla violenza, no al razzismo” spiega Mitrione, che a inizio 2018 pubblicherà il suo secondo libro (“Gocce di Poesia”) con il patrocinio del Comune di Cambiano e il cui ricavato sarà interamente destinato alla Caritas locale. “Perché per noi l’impegno sociale viene prima di ogni altra cosa. E sempre nel segno delle tradizioni napoletane”.
La sconfitta di venerdì brucia, tanto. Ancor più perché arrivata in seguito a un gol di core ‘ngrato Higuain. “Fa male, fa ancora male. L’addio del Pipita è una ferita ancora aperta, ma è arrivato il momento di voltare definitivamente pagina” sostiene Mitrione. “Piuttosto mi preoccupa la tenuta fisica del Napoli, un po’ sulle gambe a causa dei troppi impegni e di una rosa che non è capace di competere su tre fronti. L’aspetto positivo è che siamo a dicembre e che a gennaio c’è il mercato”.
Pietro è tornato a Cambiano, dove ad attenderlo c’è la neve. E il calore degli amici-tifosi napoletani con cui si ritroverà in sede mercoledì per la partita decisiva di Champions contro il Feyenoord. Una pizza o un panuozzo prima della gara, poi tutti incollati davanti al maxischermo. Insieme, come un’unica grande famiglia. Perché, da quando ci sono loro, il cielo è un po’ più azzurro sopra Torino.