Vittime di un sistema sbagliato

“Il secondo tempo è stato difficile per noi. Il Napoli ha iniziato a giocare davvero un bel calcio. Non è come giocare contro lo Stoke City, il Napoli non ha mai perso in Serie A. Conosco gli azzurri, vedo spesso le loro partite per seguire Mertens: posso dire che questo, per noi, è un grande risultato”: così ha parlato Kevin De Bruyne, il centrocampista del Manchester City tra i migliori in campo nel match dell’Ethiad Stadium. Basterebbero le sue parole per essere soddisfatti, perché in fondo la squadra di Guardiola in questa stagione sta facendo coste strabilianti e si vuole candidare a vincere Premier e Champions League.

Un fondo di amarezza, tuttavia, resta dopo la prestazione degli azzurri oltremanica. Soprattutto per quella mezz’ora iniziale in cui, è giusto dirlo, la squadra di Sarri non ci ha capito granché. Il tecnico ha deciso di giocarsela ancor più a viso aperto, inserendo Diawara al posto di Jorginho (per dare fisicità in mezzo) e Zielinsiki in luogo di Allan. Ma è proprio nella zona del centrocampista polacco che le scorribande dei citizens hanno fatto più male. L’ex Empoli ha ancora molto da migliorare nella fase difensiva, e questo è il motivo per il quale Sarri non riesce ancora a trovargli un ruolo da titolare inamovibile, nonostante le sue grandissime capacità.

RITMI ALTISSIMI E SERIE A POCO ALLENANTE 

Qualcuno allora si sta chiedendo per quale motivo l’allenatore del Napoli, nell’ottica di dare un po’ di riposo ad Allan, non abbia optato per il più dinamico Rog, che avrebbe assicurato di certo una copertura maggiore a centrocampo oltre alla sua facilità nel capovolgere il gioco. Il ragionamento di Sarri è stato esattamente l’opposto: l’intento era quello di tenere quanto più possibile il possesso, cercando il palleggio anche contro gli assatanati uomini di Guardiola.

Nei primi trenta minuti, questo non è accaduto perché il City ha giocato a ritmi vertiginosi. Sacchi lo aveva detto alla vigilia: per cullare sogni di gloria all’Ethiad, il Napoli avrebbe avuto bisogno di alzare i tempi del proprio gioco. Non ci è riuscito, per un semplice motivo: in Serie A non ha sempre bisogno di giocare a ritmi altissimi per avere la meglio di avversari che sono molto più scadenti della media europea. Gli azzurri, ieri sera, sono stati vittime di un sistema sbagliato, quel campionato italiano che ormai si può apertamente dichiarare non allenante in vista dei match europei che i nostri top club giocano all’estero.

Bisogna rassegnarsi allora? Niente affatto. Prendere coscienza del problema, sì. Trovarne le contromisure, provando a raggiungere una mentalità più europea: aggressione immediata delle partite, ritmi altissimi dall’inizio alla fine. Una questione d’abitudine, che il Napoli non può crearsi, non del tutto almeno, in campionato. Già in vista del match di ritorno con i citizens, che si giocherà al San Paolo tra quindici giorni, bisognerà aver imparato la lezione. Soprattutto perché quella partita, con la vittoria dello Shakhtar contro il Feyenoord, assume un significato importantissimo.

Vincenzo Balzano

 

 

 

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