La collezione anni ’90 del Napoli su E-Napolistore: da Maradona a Schwoch, dall’Umbro alla Nike

C’era ancora l’eco di Maradona che evocava recenti trionfi e un futuro tutto sommato benevolo. E invece gli anni ’90, per il Napoli, sono stati purtroppo un declino sportivo ed economico, un lento trascinarsi fino alle aule del tribunale dove, nel 2004, fu dichiarata fallita la vecchia Società Sportiva Calcio Napoli.

Eppure l’inizio del decennio fu tutt’altro che malvagio. Nella stagione successiva al secondo scudetto, gli azzurri alzarono al cielo la Supercoppa Italiana, battendo la Juventus 5-1 in una storica finale giocata al San Paolo. Poi l’addio di Diego fece da contraltare alla gioia dei tifosi, che iniziarono ad aver giustamente paura: qualcosa di magico stava finendo. Nel 1994 l’impresa la fece Marcello Lippi: il tecnico viareggino, una delle ultime intuizioni di Corrado Ferlaino, compattò la squadra intorno alla sua figura, e raggiunse una prodigiosa qualificazione alla Coppa Uefa. Un giovanissimo Fabio Cannavaro, Daniel Fonseca, Paolo Di Canio, Jonas Thern e tanti altri che, prima di essere buoni giocatori, erano soprattutto grandi uomini: pur non ricevendo stipendi per mesi e mesi, rinunciarono alla messa in mora del club, anteponendo il risultato sportivo a qualsiasi cosa.

Gli anni di Boskov trascorsero tra sorrisi, tanti, e risultati, pochi: la qualificazione in Uefa scippata da un gol di Marco Del Vecchio, che premiò l’Inter a scapito del Napoli. Gigi Simoni provò a raddrizzare una barca che faceva acqua da tutte le parti, portò gli azzurri in finale di Coppa Italia ma fu esonerato da Ferlaino: all’ingegnere non era andata giù la promessa del tecnico di legarsi all’Inter a fine stagione. Il Vicenza schiantò il Napoli e vinse la Coppa Italia: fu il prologo alle disgrazie della stagione successiva, che vide la squadra retrocedere in Serie B al termine di un campionato disastroso chiuso con soli 14 punti in classifica. Nella stagione successiva il santone Ulivieri non riuscì ad ottenere la promozione, al contrario di Walter Novellino che, proprio sul finire del decennio, riportò il Napoli in Serie A con una cavalcata trionfale dettata dai ritmi frenetici e dai gol di Stefan Schwoch.

Furono tre gli sponsor tecnici che in quegli anni si alternarono sulle maglie del Napoli. Umbro, Lotto e Nike: il colosso americano, per la sua prima volta in Italia, scelse proprio il club partenopeo.

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